Questo post trae spunto dall'incontro con una mamma che mi ha detto:
"Non riesco a far fare a mio figlio ciò che vorrei facesse"
Mi è subito balzata in testa la parola PRETESE.
Mi è subito venuta in mente l'immagine di mio figlio ieri in giardino,
che giocava beato con la propria zappetta... proprio davanti l'ingresso di casa dove avevamo appena sistemato la terra!
Eh sì, dopo avergli regalato una zappetta tutta sua per fare i lavoretti in
giardino, nell'orto e per giocare con la terra, lui si è messo a giocare.
giardino, nell'orto e per giocare con la terra, lui si è messo a giocare.
Quando l'ho visto attraverso la porta finestra
stavo già per reagire, per aprire la porta e dirgli qualcosa. Cosa?
Avrei potuto dirgli qualcosa per ottenere che facesse ciò che volevo io,
in che modo?
Questo per me fa la differenza, perché essere genitore empatico, per me
non significa "subire" tutto ciò che fanno i figli o essere in balìa loro.
Per me significa poter esprimere la mia persona, poter chiedere considerazione per ciò che mi sta a cuore, poter coltivare il dialogo... la cosa fondamentale è "come"? Con Empatia.
non significa "subire" tutto ciò che fanno i figli o essere in balìa loro.
Per me significa poter esprimere la mia persona, poter chiedere considerazione per ciò che mi sta a cuore, poter coltivare il dialogo... la cosa fondamentale è "come"? Con Empatia.
Avrei potuto chiedere:
"Giona, in questo punto del giardino abbiamo appena sistemato la terra, vorrei proteggere il lavoro appena fatto da me e mamma, ti va di spostarti quì a scavare?" (muovendomi di 5 metri verso l'aiuola con sabbia e terra adibita al gioco e quindi mostrandogliela e avvicinandomi ad essa fisicamente).
"Giona, in questo punto del giardino abbiamo appena sistemato la terra, vorrei proteggere il lavoro appena fatto da me e mamma, ti va di spostarti quì a scavare?" (muovendomi di 5 metri verso l'aiuola con sabbia e terra adibita al gioco e quindi mostrandogliela e avvicinandomi ad essa fisicamente).
Questa poteva essere una RICHIESTA empatica, accompagnata dal mio bisogno espresso verbalmente "vorrei proteggere il lavoro appena fatto".
E se l'avessi fatta?
Magari avrei ricevuto un sereno "ok" :) .
E se invece lui mi avesse detto di no?
Avrei insistito? Cosa avrei fatto? Mi sarei innervosito e avrei iniziato a provare avversione?
Un senso di qualcosa in me "contro" di lui?
Un senso di qualcosa in me "contro" di lui?
E' quì che si misura la RICHIESTA, qualsiasi RICHIESTA, anche la più gentile e morbida... si misura con la risposta dell'altro. Se ricevo un NO e voglio per forza
"far fare a mio figlio ciò che vorrei facesse"
allora molto probabilmente non sto facendo una vera RICHIESTA,
sto facendo una PRETESA, travestita da RICHIESTA.
Non volevo fare una PRETESA, ero preoccupato per il giardino e...
in quel momento ci ho pensato, protetto dalla porta a vetri, ho potuto
fermarmi. Vedevo il giardino appena sistemato che veniva zappettato e vedevo mio figlio,
lo osservavo giocare, osservava qualcosa lì fra la terra e il luogo che
colpiva con la zappetta... ho pensato che fosse un momento prezioso per lui, un'esperienza di scoperta, di apprendimento...
mi sono dato EMPATIA: mi sono connesso al mio bisogno di PROTEGGERE il mio lavoro fatto in giardino, alla bellezza del PROTEGGERE qualcosa... ho dato EMPATIA SILENZIOSA anche a mio figlio, mi sono connesso al suo bisogno in quel momento... forse di SCOPERTA? di FARE LE PROPRIE ESPERIENZE? di GIOCO? di LIBERTA'? di SPENSIERATEZZA? Più lo osservavo, più cercavo i suoi bisogni e più ne vedevo la bellezza, ne ero toccato, commosso, rapito...
ci ho pensato, cosa volevo SCEGLIERE? Fare una PRETESA? Fare una RICHIESTA?
Ho ascoltato l'equilibrio tra i miei bisogni e i suoi e ho pensato che potevano convivere lasciando zappettare mio figlio e che al massimo mi sarebbe costato uno o due minuti sistemare quel pezzetto e anzi, forse ci sarebbe stata anche l'occasione per fare una RICHIESTA di collaborazione, in seguito, prendendolo come un gioco e un prendersi cura insieme a lui, di risistemare il pezzetto zappettato.
Mi sentivo felice, connesso a me e a lui, in Equilibrio, potevo VIVERE CON quello che stava succedendo... senza fare alcuna RICHIESTA, lasciandolo nel suo mondo in giardino, libero con la zappetta. La mia era una SCELTA vera, consapevole, non per paura di ricevere un NO o di non saper gestire la sua reazione. Nella mia scelta c'era tutta l'empatia anche per me, la piena considerazione anche dei bisogni vivi in me e del mio equilibrio e del mio benessere, non solo dei suoi. Questa per me è EMPATIA, pienezza di connessione e di considerazione per ognuno. Nessun vincente e nessun perdente: incontro, abbraccio, felicità.
La mia scelta risuonava della risposta che avrei dato a quella mamma:
"Anche io spesso non riesco o non voglio far fare a mio figlio ciò che vorrei facesse
"Anche io spesso non riesco o non voglio far fare a mio figlio ciò che vorrei facesse
e il più delle volte non è un problema"
Posso Felicemente Vivere Con la preferenza dell'altro.
Molto si gioca sulle preferenze e sulle disponibilità...
la mia PREFERENZA sarebbe questa, al contempo SONO DISPONIBILE anche a vivere con quest'altra soluzione.... e se volessi farti una vera RICHIESTA potrei dirti: "Mi sembra di capire che in questo momento la tua PREFERENZA è zappettare quì, al contempo SARESTI DISPONIBILE a spostarti in quest'altro posto per non rovinare il lavoro che ho appena fatto?" Incontriamoci nei nostri reciproci bisogni, dialoghiamo delle nostre preferenze e disponibilità.
A questo punto posso dire che sono contento di vedere che possiamo SCEGLIERE come comportarci come genitori e come esseri umani per coltivare dialogo, connessione ed empatia.
E posso anche scegliere di PROTEGGERMI, quando la preferenza dell'altro è davvero troppo per me, quando è davvero insostenibile, posso fare una SCELTA, posso usare la FORZA che NON è VIOLENZA. La FORZA è forte, calma, presente, solida, matura... profuma di calma interiore, di pace, di considerazione e di amore per sé e in ugual modo per l'altro. Se fosse stato troppo destabilizzante per me quello che stava facendo mio figlio, non avrei fatto una finta RICHIESTA = PRETESA, cioè una RICHIESTA che non era aperta a ricevere un NO. Avrei potuto SCEGLIERE di fare altro: di entrare in relazione facendogli il solletico, o di prendere l'altra zappetta per giocare a spadaccini o anche al limite di prenderlo in braccio e spostarlo da lì o qualsiasi altra cosa che servisse a proteggere l'equilibrio dei bisogni vivi in me e in lui, avrei potuto usare la FORZA che tutti abbiamo per vivere, per SCEGLIERE, per proteggerci e per proteggere, la FORZA PROTETTIVA, senza avversione alcuna verso sé o verso l'altro.
A volte come papà e come mamma scegliamo l'uso della FORZA PROTETTIVA, caratterizzata inconfondibilmente dall'Empatia, dalla Calma Interiore, dalla Non Avversione. Ci sono alcune situazioni in cui il nostro atteggiamento di genitori è questo, sulle cose che riteniamo fondamentali per proteggere l'equilibrio e la vita nella nostra famiglia, nella nostra casa e nel mondo. Sono scelte che facciamo con molta attenzione e molta ponderazione quando hanno influenza sulle preferenze degli altri e dei nostri figli.
Ciò che voglio condividere con voi in questo post è che
possiamo SCEGLIERE in ogni momento.
Spero questo post vi aiuti a scegliere con più consapevolezza fra PRETESE, RICHIESTE e SCELTE, tenendo in considerazione BISOGNI, PREFERENZE, DISPONIBILITA', EMPATIA, FORZA PROTETTIVA...
Noi stiamo trovando sempre più il nostro equilibrio nel non pretendere
che i nostri figli facciamo le cose che noi vorremmo che facessero
e al contempo nel mantenere la nostra centratura e la nostra forza per proteggere quegli aspetti che ci toccano sul vivo, che ci riguardano personalmente e che toccano i nostri valori fondamentali.
In poche parole, non vivere nelle pretese su molti dettagli quotidiani e al contempo proteggere gli ingredienti che riteniamo essenziali istante per istante per il benessere di ognuno.
Restiamo aperti su questo, ci interroghiamo e ci diamo empatia il più possibile, scegliamo, giochiamo e impariamo cosa funziona meglio per noi e per gli altri. Per vivere felici insieme.
Restiamo aperti su questo, ci interroghiamo e ci diamo empatia il più possibile, scegliamo, giochiamo e impariamo cosa funziona meglio per noi e per gli altri. Per vivere felici insieme.
Spero questo post vi sia piaciuto e vi sia utile.
Anche questa è Comunicazione Empatica Noviolenta
di Marshall Rosenberg
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