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Papà, non voglio più andare al Basket camp !!!

"Papà, non voglio più andare al Basket camp."

"Ma come? Abbiamo pagato l'iscrizione per 2 settimane e adesso non ci vuoi più andare?"

A volte è capitato anche a voi che i vostri figli non vogliono più andare a danza?
A violino? A calcio? A tennis? A nuoto o persino ai CRE e ai campi estivi più stradivertenti del mondo?

Ebbene sì, è successo anche a noi!

Un camp estivo da sogno, la passione di mio figlio Giona: il basket.


Una organizzazione e un clima relazionale davvero impeccabile da parte di tutto lo staff, grazie a Brembate di Sopra Basket, Luca Roncoroni "il boss" e a tutto lo staff.
Una settimana spesa all'insegna del divertimento e poi... mio figlio Giona arriva al Mercoledì un po' nervoso e stanco, e poi al Giovedì sera finisce la giornata piagnucolando dicendo che la settimana prossima non vuole più andare!

Quale sarebbe la reazione più immediata di noi genitori?

1) "Ma come non vuoi più andare? Abbiamo pagato 2 settimane e adesso ci vai!"
2) "Quante storie! Ti mandiamo a divertirti e ti lamenti anche? L'anno prossimo stai a casa a fare i compiti e muto!"
3) "Dai su, vedrai che ti passa, dove hai la grinta? io alla tua età facevo 4 settimane filate di colonia!"

Quale opzione avete scelto?

Io, onestamente, tutte e 3. Non ricordo bene, ma se non le ho dette ad alta voce a mio figlio (per fortuna mi sono silenziato), probabilmente mi sono passate tutte nella testa come un lampo!
Quante volte obblighiamo? Banalizziamo, facciamo paragoni e passiamo sopra al vissuto dei nostri figli incanalandoli dove vogliamo noi?

Ma adesso veniamo alla questione specifica: mio figlio (o vostro figlio) a metà settimana non vuole fare la seconda settimana di basket summer camp. Io/voi sapete che in realtà gli piace e io/voi sapete anche che avete già pagato in anticipo 2 settimane di camp. E' giovedì sera... cosa fate?


Ah già, come insegna Marshall Rosenberg, l'ASCOLTO EMPATICO!!!


Ho cercato quindi di ipotizzare le sue emozioni/sensazioni fisiche e i suoi bisogni:


Papà:    "Giona, ti stai divertendo al camp? Ti piace?"

Giona:  "Sì, mi piace :) "




Papà:    "C'è qualcuno che ti fa gli scherzi o c'è qualcosa che non va?"
Giona:  "No, tutto bene. Ma non voglio svegliarmi presto, voglio dormire la mattina..." mi dice un po' piangendo...

Papà:    "Quindi sei stanco e vorresti riposare?"

Giona:   "Sì! Mi risponde con un sorriso e con gli occhi che si illuminano."

BINGO!

Papà:     "Ok, allora ho capito, vuoi dormire. Allora proviamo a fare così: adesso vai a dormire e fai una bella dormita, poi domani c'è l'ultimo giorno di questa settimana e poi domani sera ne parliamo e vediamo come stai, ok?

Giona:    "Ok" E dopo un bacio e abbraccio va a nanna. Ha un po' di sorriso e di serenità, almeno mi sembra, forse l'ascolto Empatico (= un ascolto attento che sa comprendere ciò che l'altro sta vivendo) ha già prodotto qualche effetto.


Trucco n°1: con i bambini sotto i 6/8/10 anni di età ho trovato molto più efficace vivere un episodio alla volta e fare programmi molto brevi. Spesso, soprattutto nelle situazioni di stanchezza, è più facile per il bambino (ma anche per noi adulti in realtà :)  ) vivere e risolvere la situazione presente e pensare una cosa per volta. Stanchezza = andiamo a dormire, poi il futuro lo vivremo quando arriverà. Parlare di momenti successivi potrebbe non essere capito dal bambino e le risposte potrebbero essere vaghe o molto insistite o continuamente mutevoli. Stiamo nel quì ed ora.


E intanto che Giona va a fare la nanna, papà Davide si interroga sul bisogno di riposo del figlio.

Che fare ora che lo abbiamo ascoltato?

mumble mumble... idea!


Scrivo un messaggio alla coordinatrice del basket camp: "Giona è stanco, ha bisogno di riposo, non ci sarebbe la possibilità di saltare la prossima settimana e di frequentare la successiva? In questo modo sarebbe soddisfatto Giona e anche noi genitori non perderemmo la quota di iscrizione già versata."

Per fortuna il camp dura 4 settimane e siamo solo alla seconda. la risposta è affermativa, si può fare!!!


E così attendo con trepidazione il mattino per dare la notizia a Giona.

Quando si sveglia, ehm, quando lo sveglio (visto che la stanchezza c'era davvero) è un po' rintronato dal sonno e ancora un po' appesantito dalla stanchezza della settimana, lo accolgo sul divano per un momento di coccole e poi gli do la lieta notizia.
Papà:   "Giona, ieri ho sentito che sei stanco, che vuoi riposare e che settimana prossima non vorresti fare il basket camp, è così?"
Giona: "Sì"
Papà:   "Ho scritto all'organizzatrice e le ho chiesto se è possibile saltare una settimana di camp, così la settimana prossima stai a casa a dormire tutto il tempo che vuoi e poi puoi andare al camp la settimana dopo. Che ne dici?
Giona: "Sìììì !!! :)" ... un grande sorriso! (Il sorriso, forse uno dei più grandi obiettivi della vita? :)  )
Nuova energia per vivere alla grande la giornata appena iniziata e tutti i giorni a seguire. Un weekend spensierato, al bando i musi lunghi, tanto tempo per riposare e per vivere la vita con connessione e soddisfazione :).

Un sorriso che è frutto dell'Ascolto!

Un Ascolto che sa comprendere e che sa dare egual valore a tutti i bisogni vitali, perchè i nostri figli hanno bisogno di apprendere, di divertirsi e anche di riposare e quale è il momento migliore per nutrire tutti questi bisogni lo sanno solo loro, non noi! 
A noi il compito di STARE IN ASCOLTO e aiutarli a trovare la via.

Pronti Partenza Via! Buona vita con Ascolto di sè e Ascolto degli altri!

Trucco n°2. Dall'Ascolto Empatico nascono tante soluzioni creative per una vita fantastica!!! :)




Vi è piaciuto questo post? Commenti? Opinioni? Domande?
A vostra disposizione.

Davide Facheris
- formazione in Comunicazione Empatica.
- mediazione dei conflitti.
- consulenze individuali, di coppia, familiari, aziendali.




Commenti

  1. E quando non si può? Quando i genitori lavorano e purtroppo l'estate è già organizzata? Quando non ci sono alternative??

    RispondiElimina


  2. Grazie Chiara per il tuo commendo :)

    Quando "non si può", nella mia esperienza, offre varie possibilità:
    1) Un ascolto comprensivo (che ho descritto nel post) si può comunque offrire e nutre molto, a livello di vicinanza e di empatia nelle relazioni.
    2) Si può invitare il bambino a vivere un momento per volta, come ho descritto. In questo modo c'è meno stress e meno pensieri. Si può provare a riposare di più la sera e nel weekend per esempio.
    3) Si può poi spiegare le motivazioni che spingono i genitori ad aver organizzato così i tempi della giornata, settimana, vita. Spiegazione da non sovrapporre all'ascolto empatico. Non è: "ti ascolto però..."
    4) Ci può far riflettere su quanto organizziamo la vita a noi e agli altri e su quanto poi obblighiamo i nostri figli e non solo, obblighi e doveri anche a fare attività teoricamente di gioco e di svago.

    Con questa mia risposta, hai potuto vedere delle alternative e degli strumenti possibili?

    RispondiElimina

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